Paolo Perrone – 1978

GIORNALE DELLA MOSTRA
Pubblicazione non periodica a cura della “Nuove Edizioni Culturali”
Via A. Manzoni, 42 – 20121 MILANO

ENEA BOLZONI

INFORMAZIONE ESSENZIALE
Enea Bolzoni è nato nel 1937 a Casorate Sempione: ha lo studio ad Albizzate (Varese). Ha seguito corsi di storia dell’arte e di disegno sotto la guida di Giorgio Pigoli. Aperto fin da ragazzo alle arti visive e alla musica, ha studiato anche violino. La prima esposizione personale di Bolzoni ha avuto luogo nel 1968 a Roma, nel Palazzo del Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato. Sono seguite numerose altre partecipazioni a gruppi e a collettive. Un’altra personale significativa Bolzoni l’ha allestita proprio in Albizzate nel 1972 presso il Centro della Gioventù”, organizzata dagli “Amici delle Arti”. Dopo diverse altre prove, è nella primavera del 1978 che Bolzoni perviene a Milano, alla sua maggiore affermazione. Egli riceve infatti, in ex-aequo, il primo premio “Giacomo Balla” nel Centro d’Arte “Cultura e Costume”, presso il quale non conosceva nessuno. Si è trattato di un riconoscimento di grande rilievo: non solo per il prestigio della giuria: Marco Valsecchi, Salvatore Fiume, Galliano Mazzon, Attilio Alfieri, Paolo Perrone, Attilio Rossi ed altri, ma anche per il valore culturale dell’iniziativa: la quale sortiva per rendere onore al Maestro Balla – pilastro del Futurismo pittorico – nei vent’anni dalla scomparsa. Poco dopo, richiamandosi al Premio Balla, così Fabrizia Buzio Negri iniziava nella pagina “Lettere ed Arti” de “La Prealpina” un ampio intervento critico su Bolzoni: “E’ il momento della scoperta di questo artista, che vincendo il I° Premio Nazionale di Pittura Giacomo Balla 1978 a Milano, propone la sua espressione pittorica quale documentazione artistica molto interessante. La grande avventura interiore dell’artista è iniziata anni fa; senza limitidi spazio e tempo egli si pone in presa diretta, per così dire, con le emozioni della mente, nella memoria inesausta che rinnova e riporta stati di conoscenza primordiali…” Diversi altri critici che si sono occupati di Bolzoni attraverso gli anni. Riportiamo, tra i giudizi più individuativi, ancora un brano; questa di Bruno Rosa: “Bolzoni tende ad un linguaggio surrealista, ove i concetti sono aperti ad una sollecitazione della memoria, intesa nel senso di psichicità sensoriale. L’esistenzialismo di Bolzoni non è privo di un certo simbolo spiritualista e di proposta al superamento del problematismo.” Per un riferimento bibliografico di Bolzoni rimandiamo al fascicolo speciale del luglio 1980 del periodico internazionale “Cultura e Costume”, che si redige a Milano: e che è stato segnalato da vari quotidiani nazionali, come “La Nazione” di Firenze e “Il Giornale nuovo” di Milano, che hanno sempre riportato la presenza di Bolzoni. Nel 1980 l’artista ha partecipato ad una mostra di gruppo a Spoleto, durante il Festival dei Due Mondi. Nel Maggio del 1981 Bolzoni è pervenuto alla sua maggiore esposizione, di respiro nazionale, nel milanese Centro d’Arte “Cultura e Costume” nella centralissima Via Manzoni. Presentata al microfono da alcuni critici, la personale di Bolzoni – per il suo autentico spessore culturale – è stata inserita come antologica nel “Ciclo i migliori artisti italiani dell’età media”. Una mostra stimolante, nonché una tappa culturale e conoscitiva fondamentale nell’iter professionale di Bolzoni.

RIGORE E FERTILITA’ DI ISTANZE CULTURALI NELLA PITTURA DI ENEA BOLZONI
Di rado si verifica, nelle arti, che l’iter creativo d’un artista sia non solo intimamente collegato a quello esistenziale ma che ne registri parallelamente soste e sviluppi in un disegno organico e corrispondente. Questo è accaduto e accade per Enea Bolzoni. E’ chiaro che nella vita di tutti gli artisti vicende e situazioni possono incidere ed incidono in modo deciso, a volte anche determinante. Ma questo status corrisponde alla teoria freudiana dell’ambiente; secondo la quale il contesto in cui la vita si svolge influisce sulla vita stessa, orientandola. Personalmente sono convinto di questa teoria scientifica, che possiamo verificare ogni giorno in noi stessi e negli altri. Teoria naturalmente valida per qualsiasi esistenza. Anche per le esistenze lontane dall’arte come il fuoco dall’acqua.

VITA E PITTURA
Nel caso specifico di Bolzoni, la vita e la pittura non prospettano soltanto affinità e normali ripercussioni della prima sulla seconda. Il caso è poco frequente sia per l’organicità e sia per la conseguenzialità direi geometrico-filosifica di tali affinità e ripercussioni. Ovvero gli avvenimenti della vita, di per se stessi molteplici e diversificati, non modificano la pittura di Bolzoni con punte ora in un senso ora in un altro. No. L’artista, attraverso la sua produzione, mostra un dato di fatto incontufabile: l’evoluzione progressiva ed organica sia nelle forme (geometria) e sia nella concezione (filosofia). Pertanto, all’origine, possiamo trovare e troviamo una coscienza d’uomo che non si lascia dominare e sospingere qua o là dagli avvenimenti. Questi avvenimenti indubbiamente lo prostrano o lo entusiasmano, lo bloccano o lo sospingono . Ma la risultante ultima di essi viene dall’artista trattenuta saldamente per mano e controllata. Egli non riesce certo ad imporsi a tale risultante, nessun uomo potrebbe. Ma riesce ad essere all’altezza delle impennate e delle cadute di essa. Riesce puntualmente a seguirla, a lasciarla decantare o risorgere a seconda delle valutazioni a cui gli avvenimenti portano. In questo modo la vita e la pittura di Bolzoni prospettano reazioni notevolmente analoghe nei confronti del contesto esistenziale freudianamente contingente. Appunto perché l’uomo resiste e nel contempo affronta gli avvenimenti senza mai lasciarsene catturare e spersonalizzare, neppure per brevi tempi. In caso contrario la cosa s’avvertirebbe subito nella pittura, che prospetterebbe così smagliature irregolari e disorganiche. Le quali invece non sussistono perché la pittura di Bolzoni, sorretta da una coscienza vigile e tenace, s’evolve. E qui la parolaè adoperata esattamente secondo l’etimo di volgere fuori: ovvero fuori di ciò che opprimendo l’esistenza opprimerebbe e – alla lunga – spegnerebbe la pittura stessa.

UN PERCORSO COERENTE
E’ così, è per la coscienza ben presto matura di Bolzoni, che si può leggere e si legge una pittura che dalle ombre corre verso la luce. Una pittura che da una morfologia statica, sebbene molto interiorizzata, s’apre. E tutto si svolge lungo un percorso accidentato dalle complicazioni della vita, ma coerente. Coerente nel parallelo arte-vita. E’ un percorso seminato di interrogativi spesso dolenti, di cadute psicologiche anche intense ma mai unidirezionali: bensì sempre dialettiche e quindi risolvibili e risolte. Non che la riflessione amara, l’incertezza e il pessimismo non abbiano albergato ( e forse ancora vi sostano qua e là) nella dimensione intellettuale e spirituale di Bolzoni. Ma l’osservazione dei valori veri da lui compiuta ogni giorno e la riflessione; poi le letture e gli interessi culturali: dei quali vi è largo segno nello studio dell’artista e nel suo stesso parlare, hanno condotto progressivamente Bolzoni verso una pittura sempre più aperta. E, aggiungerei, verso una pittura sempre più pittura: nel senso che il motivo narrativo non ha più oggi il sopravvento sull’elaborazione plastico-cromatica.
Prima (pressappoco dai venti ai dieci anni fa) la scelta tematica dominava spesso l’impulso rappresentativo. Così l’artista indulgeva ad opere poeticamente valide ma pervase da un sentimento notturno, a tratti ossessivo, dove la stasi metafisica veniva ulteriormente inibita da una colorazione crepuscolare o perfino livida. Rocce e vegetazioni, poi figure umane ed animali trattati cubisticamente come rocce e cose inanimate. Voci d’umanità ed animalità dolenti, in piane sterminate e deserte nelle quali essere uomo o roccia o albero era uguale: perché tanto nessun soccorso sarebbe stato sperabile. Il pessimismo era grave. Ma era pessimismo di matrice leopardiana non kiekegardiana. Ovvero espressione di chi originariamente ama la vita e la vorrebbe affermare non di chi la disprezza e la nega. Dunque espressione cosparsa, per anni, da poesia dolente ma non chiusa: chiaroscurale ma non buia irreversibilmente.

I MOTIVI ESTETICI
Poi con gli anni, con la cultura, con l’aiuto d’una sensibilità sorgiva che sapeva trovare i sentieri per auto nutrirsi ed avanzarsi, ecco in Bolzoni manifestarsi sempre più esplicitamente la tendenza verso un’arte che offre vita e che s’afferma. E’ cosiì che sono maturati a livello cosciente i frutti maggiori e migliori degli studi artistici di Bolzoni e delle sue stesse preferenze estetiche. Le quali, nell’antico, si collocano nella classicita’ e, nel moderno, nelle avanguardie storiche (Futurismo in primis). Sia il passato remoto che quello prossimo esteticamente più amati e studiati d Bolzoni, parlano esplicitamente di vita solare e di dinamica, di giovinezza idealizzata (classicismo) e di giovinezza spinta sulla corda delle scoperte e dell’avvenire (Futurismo).
Questa dicotomia culturale, solo apparentemente antitetica (in realtà ricca di amalogie sia pure nell’arco dei millenni grazie al comune denominatore della vitalità), entra da qualche anno nella sfera creativa di Bolzoni come una forza d’urto. E’ la rivelazione d’un bagaglio culturale estetico e pittorico da sempre posseduto; ma lasciato in cantina e a volte perfino dimenticato causa le pressioni del contingente. Tra le quali non va sottovalutata la stessa difficoltà, da parte di Bolzoni, di trovare a volte il tempo materiale per dedicarsi alla pittura ed all’analisi esplorativa dei motivi e delle forme. Ma oggi – col sortire degli anna Ottanta – è come rimosso un macigno; e per Bolzoni è il tempo nuovo d’una pittura che potrà avere affermazioni. E’ una pittura dalle inequivocabili radici culturali, a cui l’età medio giovane dell’artista consentirà il più ampio spazio penetrativo. Il che è giusto. Perché i dipinti più recenti di Bolzoni sono pervenuti ad un cospicuo spessore formale e tematico. Essi sortiscono come ideale riepilogo, rivitazione, recupero e prosecuzione del dettato boccioniano del dinamismo plastico e del ritmo libero universale. Ma non s’esauriscono in un’esercitazione formale sia pure esemplare. Infatti queste opere posseggono pur sempre i motivi poetici ancestrali di Bolzoni: naturalità e origine, sogno e oscillazione riflessiva sulla bilancia dell’avvenire.

IMMAGINI DINAMICHE
E’ così che può sortire e sortisce, da qualche anno in qua, una mirabile sequenza di pitture in cui i notturni sono un ricordo, mentre squillano i gialli e i verdi che in qualche modo evocano le colline dell’area lussureggiante intorno a Varese, di cui l’artista è nativo e dove vive. Sono cromi brillanti e nel contempo morbidi e tonali, innervati da infiniti brevissimi segni graffiti, che scandiscono e dinamicizzano l’immagine.

E’ evidente che qui il richiamo alla natura è da intendersi in chiave emblematica e globalmente trasfigurata, come pure il richiamo a figure, oggetti ed a realtà oggettive d’ogni tipo .
Vale a dire, ad esempio, che un fiore può ancora essere protagonista o coprotagonista di un quadro di Bolzoni . Ma, di fatto, sarà l’interpretazione del fiore ad essere protagonista o coprotagonista. Non siamo più nello spazio naturalistico; e non siamo di certo neppure al ripudio programmatico di tale stadio.
Siamo in concreto ad un’evoluzione lirica e formale del fattore reale, per cui Bolzoni è oggi nel pieno delle sue libertà e delle sue possibilità d’artista contemporaneo, che sa guardarsi intorno e dunque anche indietro. Per avanzare di sicuro e con originalità. Una musicalità d’impronta sinfonica avvolge le composizioni di Bolzoni, ricche di variazioni molteplici nella scala del blu oltre che in quelle gia’ indicate del giallo e del verde. Linee s’intersecano, masse cromatiche s’innestano in altre; volumi si bilanciano, e si proiettano arditi. Evoluzioni lineari simultanee scandiscono i frammenti essenziali d’una natura ricostruita attraverso l’idea. Slancio e riflessione, nelle declinazioni d’una sorgiva spiritualità, avvertono la prima maturità, onesta e incorrotta, d’un artista da seguire.

 

Paolo Perrone
Da “Nuove Edizioni Culturali” – Milano – 1978