La magica materia di Enea Bolzoni, alchimista della pittura
Torna a esporre al pubblico, dopo alcuni anni di silenzio – l’ultima fu al Chiostro di Voltorre nel 2005 -, il pittore Enea Bolzoni, tra gli esponenti più interessanti e originali dell’arte varesina. Arte astratta quella dell’artista di Albizzate, ma profondamente ancorata alla natura, difficile da etichettare in categorie predefinite, complice una dinamica espressiva dai tratti lirici e apparentemente impressionista, in realta’ frutto di una incessante e sempre rinnovata riflessione tecnica e stilistica.
Le ultime opere vanno al cuore di quel movimento, soprattutto interiore, che ha portato a Bolzoni importanti attestati di stima fin dall’inizio della sua lunga carriera, iniziata nel 1964. Carattere schivo, refrattario alla ricerca di pubblicita’, appagato dalla pittura vissuta come atto obbligato della propria esistenza, pratica interiore e privata lontana dalla ricerca di un consenso o di una esibizione. Bolzoni rappresenta oggi quasi un “caso” di artista autentico e di grande valore, ma volutamente fuori dal coro. Il successo, d’altra parte, non gli e’ certo mancato. A Milano, nel 1978, Bolzoni vince il primo premio nazionale al concorso “Giacomo Balla” , che vedeva in giuria, tra gli altri, Salvatore Fiume, Attilio Rossi, Galliano Mazzon, Attilio Alfieri e Francesco Ogliari. Ottiene altri successi negli anno ’80 all’Accademia Ambrosiana di Milano ed espone in varie città italiane, in personali e collettive, tra le quali nel 1980 al Festival dei Due Mondi di Spoleto.
L’evoluzione della cifra stilistica di Bolzoni, dal figurativo all’informale, resta sempre fedele alla visione di una realtà resa magica dalle suggestioni cromatiche e da inattese aggrazioni spaziali, mentre le stagioni della sua creatività si presentano come tappe di un itinerario del quale le ultime opere rappresentano il più recente punto d’arrivo. Ma realmente, nei margini senza confini dei dipinti dell’artista varesino, la materia si aggrega, si ricompone ed evolve come nel crogiolo di un alchimista, attraversando ere geologiche e memorie primordiali, unendo il mondo minerale a quello vegetale, fino ad aggregarsi in paesaggi visionari e rivelando universi magmatici e fluidi come sogni.
Federico Bianchessi
da “La Prealpina” del 6 Giugno 2010