I silenzi pittorici di Bolzoni nell’evoluzione del mondo naturalistico
Vi sono artisti che superano indenni contaminazioni di tendenze e di mode, esprimendo valori autentici da ritrovare in se stessi. Sono voci infrequenti, eccezioni al di là della superficialità ispirativa generalizzata e fuori dalle esigenze esclusivamente commerciali. Tra costoro è Enea Orlando Bolzoni. Fin dagli esordi si è mosso lungo un percorso forte, in grado di mettere in discussione molte delle declinazioni della sua arte, per riallacciare idee e riflessioni legate al tempo e alle intense emozioni suscitate da incontri, letture, pensieri. Una pittura, la sua, che si avvale di una tecnica sapiente nell’uso quasi incondizionato del colore acrilico, trattato con maestria in velature e soprassalti timbrici.
Un grande sentimento naturalistico pervade le opere più recenti, dove prende vita una sorta di indicibile “evoluzione della materia”: disintegrazione cosmica, trasalimenti acquorei, frammentazioni terrestri, sensorialità di energie tra il verde della natura di sfondo. Pittore per interiore esigenza, Bolzoni acquisisce negli occhi e nella mente un naturalismo testimone di esistenzialità, tra vitalità, osmosi naturalistica, disincanto totale nel lasciare ogni tipo di forma figurale.
L’intensità emozionale creativa lo porta a disintegrare ogni soggetto per poi farlo rinascere in assemblaggi ibridi di natura vegetale o minerale, che si animano in un’atmosfera magica e inquietante. E’ dialogo intimo con il colore che emerge in screziature, accumuli, dissolvenze, in una trama cromatica che sostiene tutta la percezione di un divenire lirico di ere lontanissime o futuribili, dove tutto si modifica e si proclama in evoluzioni di naturalità.
Bolzoni non ha mai amato dipingere plein air; i suoi sono processi mentali dall’indispensabile maturazione, lasciati decantare nelle profondità del pensiero, per riemergere in immagini trasposte pittoricamente. E il significato naturalistico-organico subisce una ridefinizione di sempre nuove forme,come di nuove vite. L’ignoto affonda nelle radici del tempo e tutto sembra, in queste opere, lasciare intuire movi- menti imminenti o già in atto, nell’astrazione densa di percezioni emotive. Sorprendente è la versatilità creativa nell’àmbito di una visione sensibile e ispirata da queste “presenze” estreme in un naturalismo mutevole, a volte anche drammaticamente mutanti, dove il mis- tero della genesi nella dimensione vegetale e geologica trova spunti diversificati nei termini di un’indagine artistica e personale insieme.
Il sentimento lirico dell’origine in epoche lontane assimila i rimandi al presente in una vitalità forte, oscura, di un processo metamorfico da cui riemergeranno altre forme, cariche di nuovi valori e di altri significati. Una parafrasi dell’esistenzialità sempre in divenire, in una inquietante registrazione di forze misteriose che governano lo scorrere del tempo.