LA VITA, LE MASCHERE, IL VOLTO QUOTIDIANO
– 16 Ottobre 2015 –
Gli artisti non ci lasciano mai.
Lo sanno bene quanti li hanno stimati e amati in vita. Forse è il contrappasso e il premio definitivo per la difficoltà che ciascuno di loro incontra nel personale cammino di ricerca: nel farsi notare e capire, soprattutto nel farsi amare attraverso le opere. Perché proprio questo, del farsi amare, è lo scopo del tanto lavorare e indagare attraverso i colori, del giocare con la luce – nel solco che segna la tela o graffia il legno, o il marmo.
Simili pensieri si rincorrevano anche la scorsa domenica mattina, nella chiara sala di Albizzate che il Comune, guidato da Francesco Sommaruga, ha deciso di sistemare e mettere a disposizione di chi ne faccia richiesta per eventi e incontri culturali. È toccato all’opera di un noto pittore locale, Enea Bolzoni ( 1937-2014), inaugurare questo nuovo, interessante spazio, con la mostra Percorso d’arte, inediti dalla casa-studio dell’artista, curata da Fabrizia Buzio Negri e organizzata da Danila Bianchini. E questo a poco più di un anno dalla scomparsa dell’artista, a quasi due dall’ antologica al Chiostro di Voltorre, e in contemporanea alla bella retrospettiva “Energia per la vita” in corso allo Spazio Arte UNIPOLSAI di Varese (prorogata fino al 31 dicembre).
Eppure l’artista – lo hanno sentito quanti gli hanno voluto bene – s’aggirava anche qui tra un quadro e l’altro, rubava gli sguardi dei visitatori. Molti gli amici presenti, artisti e non, ammirati una volta di più da certi colori e amalgami particolari, da varie novità, cromatiche e tecniche, che neppure a loro era capitato di vedere prima: verdi teneri accesi di luce, celesti illiquiditi come cieli di primavere acerbe, rossi del colore del rubino e profondi azzurri punteggiati di un giallo dorato, contrasti di bianchi e di neri stemperati in soffusi grigiori. E ancora, rilievi di materiali cartacei, in sovrapposizione coloristica e prospettica, raccontano di quella “evoluzione della materia “che lui traduce, come nota la curatrice Buzio Negri “in trasalimenti acquatici, frammentazioni terrestri, sensorialità di energie giocate sullo sfondo di una natura in verde”.
Le macchie contrastate di molte delle opere esposte, espresse in movimenti altalenanti e rarefatte visioni, raccontano di come questi quadri siano quasi tutti nati, nel silenzio della parola, tra le note della musica prediletta: quella di Vivaldi e Respighi.
Perché l’ascolto della musica il nostro artista, che per anni aveva studiato violino, l’onorava puntualmente. Nel suo studio, mentre dipingeva, ma anche in serate dedicate ai concerti con la compagna di una vita, Danila, per trent’anni affidabile sostegno della sua arte.
Pur avendo continuato l’attività di artigiano decoratore, ancor giovane aveva deciso di seguire la strada prediletta, quella di essere artista. Frequentava i luoghi d’arte e gli artisti, e si documentava. Per tutta la vita ha studiato, disegnato e dipinto fino allo sfinimento, spesso “accucciato” sulle opere alla maniera di Pollock, insomma un gran lavoro, accanto a quello ufficiale che gli dava il pane quotidiano. Ha collezionato meritatamente mostre e premi importanti, a Roma e Milano, a Spoleto e Bologna, raccontati nella sua interessante biografia.
Raffinatissimi i primi lavori su cuoio, dello stesso periodo in cui, da artigiano, decorava le borse in pelle ordinate da ENEL e STIPEL. E svariati i temi di indagine dei suoi oli prima, degli acrilici poi: realtà e memoria, sogno e visione, musica e movimento, staticità e evoluzione, energia e riflessione, e tanto altro ancora, a perseguire un cammino che i suoi critici hanno individuato e suddiviso in cinque momenti principali, a partire dagli anni Sessanta, e hanno poi definito, nelle fasi finali, come “evoluzione”.
La chiave di quella evoluzione non va però solo colta, sembra avvertirci lo stesso artista, nelle opere. Ma è piuttosto la ricerca stessa che affonda dentro la verità, quella cosmica, dove tutto nasce e muore e si trasforma.
In quest’evoluzione artistica e spirituale, e nella sublimazione finale, scandita dalla malattia che lo prostrava sempre più, Bolzoni è riuscito a toccare momenti di ottima arte, non solo per l’affinamento progressivo delle tecniche descrittive, leggibile anche qui. Dall’amore per il graffitismo, alla devozione al movimento, giocata sugli scivolamenti di note e echi di siderali sinfonie – che gli valse nel 1978 al centro d’Arte” Cultura e costume” di Milano il prestigioso Premio nazionale di pittura “Giacomo Balla” – alle rarefazioni descrittive degli ultimi, alti traguardi, Bolzoni ha attinto non solo insegnamenti preziosi per la sua arte. Ha soprattutto cercato di svelare a se stesso e ai suoi più attenti interlocutori, nel deformante specchio della vita, il volto sincero e sofferto che sta sotto la maschera del quotidiano confronto.
Enea Bolzoni- Percorso d’arte. Inediti dalla casa-studio dell’artista
11 ottobre- 31 ottobre
Palazzo Comunale- Albizzate, Piazza IV novembre, 2
Martedì 9.00 -12.00 giovedì 15.00-18,30. Sabato e Domenica: 9.00-12.00 15.00-18.30
Ingresso libero info 347 6513845